Misteri di vita e di forme arcane

Eventi Febbraio 2017

11.02.2017 – 12.03.2017 | Mostra | Casa del Mantegna

Personale dedicata a Iros Marpicati

“Misteri di vita e di forme arcane” è il titolo della personale di Iros Marpicati, allestita negli spazi della Casa del Mantegna in via Acerbi a Mantova dall’11 febbraio al 12 marzo 2017. La rassegna, come si legge nel catalogo di presentazione, a cura di Claudio Strinati e Gianfranco Ferlisi, “approfondisce e mette a fuoco un percorso estetico che individua un raffinatissimo percorso in cui si palesa l’esigenza di depositare nei quadri la verità, la serietà, la capacità virtuosistica con cui l’artista ha praticato, per sessant’anni, l’esercizio della pittura, per indagare i contenuti dell’arte, per portare in mostra una visione di taglio sociale e psicologico che inquadra perfettamente l’alienazione e la solitudine dell’uomo contemporaneo. Si prospetta così, per il pubblico, un vero e proprio itinerario nel labirinto di un mondo meccanico e artificiale, per osservare la prigionia e l’abbandono di efebici corpi umani, la molteplicità di ingranaggi che si fanno paesaggio onirico, astratto e visionario”.

La rassegna, nella misura degli spazi severi e razionali della Casa del Mantegna, vuole essere un’iniziativa in grado di esprimere un forte sentimento della contemporaneità.

La mostra ripercorre il lavoro dell’ultimo decennio di Iros Marpicati, presentato da Claudio Strinati (già Soprintendente del Polo Museale Romano) e da Gianfranco Ferlisi (storico dell’Arte), autori dei testi in catalogo. Quello che emerge è il percorso ambizioso di un raffinatissimo artista nato a Ghedi e formatosi all’Accademia Carrara di Bergamo, con Achille Funi, e poi diplomatosi a Brera. Marpicati iniziò a calcare la scena dell’arte alla fine degli anni Cinquanta, con temi di racconto civile e di protesta. Sullo sfondo di un realismo esistenziale, si materializzava allora un lirismo amaro in grado di realizzare un discorso tagliente su una umanità umiliata e offesa, sulle vite di sconfitti ai margini della storia.

E la critica italiana, da Valsecchi a De Micheli, da Kaisserlian a Bruno, ne riconobbe immediatamente il talento.

Negli ultimi vent’anni l’autore ha cominciato a rivolgere la sua attenzione alla delicata relazione tra l’artista e la macchina, con paesaggi astratti e geometrici, con la presenza di congegni industriali assillanti e aggressivi, con forme primarie assiderate da un gelo glaciale dove si smarriscono, come fantasmi, le silhouette di minuscole figure umane.

Così l’artista ci dice, grazie alle cinquanta opere accuratamente selezionate, che l’arte non è la «scimmia» della natura e che i suoi prodotti sono immagini complesse e testi iconici che possono parlare della dimensione dell’uomo contemporaneo di fronte alla consapevolezza e alla nudità del proprio destino, di ciò che Gadda avrebbe definito “la cognizione del dolore”.

È questo il tema con cui Iros Marpicati parla negli spazi della Casa del Mantegna. Assolutamente originale e intrigante è la sua rivisitazione d’autore: la tirannia della tecnologia trasformata in anti-provvidenza manzoniana, in incubo fatto di ombre e di sagome minacciose di congegni di fabbrica, di colori piatti e primari. La perdita di ruolo dell’umanità suggerita da figurine in ombra, sperdute come insetti, in sembra alludere ad un mondo in cui i fili narrativi di un futuro positivo sono disarticolati da qualsiasi senso logico.

Il pittore vuole dunque che il pubblico osservi le sue speciali geometrie con quel loro quid di implacabile. Perché le sue geometrie si declinano in lunghe lame taglienti, in strette balaustre che si affacciano sul vuoto, in compatti blocchi neri che terminano con triangoli acuminati. La pretesa del dominio sul mondo si è ribaltata, si è trasformata in schiavitù.

E il percorso espositivo, nei suggestivi spazi rinascimentali, si snoda quindi come un lamento di carni martoriate, lungo muraglie sempre difese da cocci aguzzi di bottiglia, in un sentimento di un “male di vivere” che mineralizza, sulle tele, il dolore che il pittore ha incontrato nella sua vita, una pittorica felicità di cui si ha fatto esperienza come una medicina salvifica.

La rassegna così, nelle varie sezioni, lungo le sale concentriche al tamburo-cortile, riassume, in parti distinte ma anche complementari, un sorprendente dialogo con un immaginario pittorico di grande e toccante suggestione.

Per maggiori informazioni:

mail: casadelmantegna@provincia.mantova.itinfo@turismo.mantova.it

www.casadelmantegna.it

www.turismo.mantova.it

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